
Buona lettura e buona Festa del Lavoro.
Festa del lavoro
Concedetemi di dire ai possessori del mio quarto libro dal titolo “I battiti dell’amore” di andare a rileggersi il capitolo di quattro pagine e mezzo dedicato all’amore per il lavoro. Potrà arricchire il contenuto della lettera.
Chi non semina non miete, diceva un vecchio detto contadino. In questo detto è racchiuso tutto il senso del lavoro. Se non c’è applicazione a portare a termine i compiti assegnati, non si può amare quello che si sta facendo. E’ fortunato colui che svolge un lavoro appagante, così le sue giornate non trascorrono inutilmente a guardare di continuo l’orologio e a considerare il posto di lavoro un luogo di detenzione.
E’ triste apprendere dai mezzi di comunicazione che tanti lavoratori vanno a lavorare con i loro piedi e tornano a casa chiusi in una cassa di legno. Gli incidenti che causano tante morti bianche si potrebbero evitare, se si prestasse più attenzione alla sicurezza e a non guardare solo il profitto. I mezzi di protezione vengono pure dati dai datori di lavoro per mettersi dalla parte della ragione, ma spesso sono un impedimento ai movimenti: così si vorrebbe la moglie ubriaca e la botte piena.
Un giorno assistetti casualmente a una lezione pratica a degli installatori come arrampicarsi su un traliccio di ferro per andare a montare delle nuove antenne o a riparare quelle già montate. Ai lavoratori venivano assegnate una serie di tre cinghie legate al corpo per la sicurezza contro le cadute: due erano sempre ancorate alle sbarre di ferro e una terza era libera e disponibile per essere legata e liberare così alternativamente una delle altre due. Bisognava ripetere quest’operazione fino ad arrivare in cima al traliccio, luogo delle antenne installate.
In quelle condizioni, era vero che era difficile cadere, ma come faceva quel lavoratore a lavorare se le mani erano occupate in quell’operazione di aggancio? Il lavoratore doveva portarsi dietro anche il materiale da montare e la cassetta degli attrezzi.
Uno di quei lavoratori fece una domanda all’addetto del corso e gli chiese: Ma capo, se ho le mani occupate a spostare le cinghie come faccio a trasportare il materiale. Il capo rispose: non sono io a scrivere le norme; io ho il compito di informarvi e di farvi firmare il modulo che avete fatto il corso. So già che le norme verranno disattese in quanto sarà molto difficile operare così impediti. Ho augurato a quegli installatori che non fosse successo niente di male; in caso contrario ci sarebbe stato concorso di colpa per non aver usato correttamente l’equipaggiamento assegnato.
Compare Gennaro ripeteva un detto cinese a proposito della resa nel lavoro. Lui si metteva nei panni del lavoratore e così l’enunciava: oh caro padrone, se tu mi paghi come dici tu, io lavorerò come dico io. Se invece tu mi paghi come dico io, lavorerò come dici tu. Se il lavoratore viene considerato per quello che vale, sarà orgoglioso di dare il meglio di se stesso.
Anni fa circolava una storiella su un’azienda dove i lavoratori di alcuni reparti periferici erano demotivati perché nessuno dei grandi capi passava dalle loro parti per salutarli e chiedere se c’erano problemi organizzativi, se avevano bisogno di attrezzature migliori e se si poteva rendere più confortevole a migliorare l’ambiente di lavoro. Or bene, sono bastate delle visite più frequenti a opera dei Grandi Capi per tirare su il morale di quei lavoratori, che finalmente furono tenuti in considerazione e non essere considerati di serie “B”.
Passiamo almeno un terzo della nostra giornata lavorando e se lavoriamo odiando il lavoro alla fine diciamo che abbiamo sacrificato un pezzo della nostra vita. Gli ambienti di lavoro dovrebbero essere un luogo di incontro ideale dove tutti remassero nella stessa direzione per raggiungere un obiettivo comune. Invece si verifica che si prende i meriti chi non si sporca le mani; ci sono capi che dicono andiamo a lavorare e altri che dicono andate a lavorare.
Il vero capo per fare amare il lavoro non deve far nascere gelosie; deve usare lo stesso metro di valutazione e dare l’esempio come il vero capitano della nave per essere il primo a salire e l’ultimo a scendere dalla nave.
Il lavoro dà la dignità: ne sa qualcosa qualcuno quando è oggetto di mobbing. Un detto dice: Toglietemi tutto ma lasciatemi il lavoro!
Buona vita e Buon 1° Maggio dall’autore Carmine Scavello