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“Impressioni di novembre!” 2022
Per tanti novembre, in generale, è un mese mesto: le giornate sono più corte, più piovose, più umide e più uggiose; la natura si prepara ad affrontare il lungo letargo invernale. In compenso regala a tutti degli eventi che ci interessano più da vicino. Eccone due!
La festa di Ognissanti dà a coloro che non hanno il proprio nome stampigliato sul calendario di festeggiare l’onomastico. Ci ricorda che tutti sulla carta abbiamo la possibilità di essere santi; nasciamo liberi e innocenti, ma col peccato originale che il battesimo cancella. I santi nascono come persone comuni: sono il loro percorso di vita esemplare e la fede profonda che li rendono beati e meritevoli di essere citati giusti e puri davanti Dio e gli uomini. Solo la comunione col Signore consente loro di fare i miracoli, come premio alla loro condotta immacolata.
Non è facile essere santi per chi vive nel quotidiano – qualche volta peccando – e non si priva dei piaceri terreni. Per tutti gli altri comuni mortali, invece, è un dovere morale essere buoni e ubbidire alle leggi della buona coscienza, compiendo opere di bene e rispettare e amare il prossimo come se stessi.
L’altro evento è la ricorrenza dei defunti. Per chi non va spesso al cimitero, almeno questo è il giorno buono di fare una visita ai propri cari passati a miglior vita. La commemorazione ci ricorda che le persone che amiamo, e che ci hanno lasciato, non sono sole – come si crede – e solo nel luogo di sepoltura, ma continuano a vivere dentro di noi, ovunque noi andiamo.
I saggi ammoniscono che non dobbiamo essere tristi perché i nostri cari ci hanno lasciato per passare a miglior vita – come si dice in gergo – ma, dobbiamo essere lieti perché con loro abbiamo condiviso un pezzo, più o meno lungo, della nostra vita in comune. Aggiungono a riprova del loro ammonimento che: Nessuno muore mai del tutto; c’è sempre qualcosa di lui che rimane nel cuore di coloro che ha amato, e da cui è stato riamato, e che non esiste separazione definitiva, fin quando dura il ricordo.
Questa giornata celebrativa che ci rende tutti uguali alla fine dei nostri giorni ci rammenta che: La morte è un’ombra che segue sempre il corpo. E’ ciò che evoca un famoso proverbio inglese. I benpensanti ammoniscono che: la vita è così breve e che il mestiere di vivere è così difficile che, finalmente quando si comincia a imparare, purtroppo, è tempo di lasciare questo mondo. Mi viene in mente la poesia del grande Totò “La livella”. Ciò mi fa pensare che quando si varca, senza ritorno, quel cancello diventiamo orizzontali e tutti uguali ed entriamo nel mondo dei più.
Compare Gennaro diceva a proposito: Non è più grande chi occupa grandi spazi quando è vivo, bensì colui che lascia grandi vuoti quando non c’è più. Intendeva dire che ognuno ha il dovere di fare della sua vita un capolavoro e lasciare una traccia indelebile del suo passaggio terreno per essere ricordato come una brava persona amante del bene e rispettoso del prossimo. Aggiunse, in parole povere, che: alcuni individui accumulano tante ricchezze nel corso della loro vita come se dovessero portarsele con loro nell’aldilà e dimenticano che non sono eterni e tutto ciò che costruiscono sulla Terra rimane agli eredi che faranno festa con le sue ricchezze. Quindi consigliava che: è meglio vivere ricco che morire ricco! Infine, ripeteva spesso: morto io, morto il mondo! Do una mia interpretazione: Con questo motto si augurava di essere ricordato, giacché il mondo non può morire.
BUONA vita dall’autore Carmine Scavello