
27 Gennaio – Giornata della memoria (*)
Invito i lettori a visitare il Memoriale della Shoah (**) di Milano, situato sotto la Stazione Centrale in Piazza Edmond Jacob Safra, 1 – telefono 02 282 0975.
Questo spazio non vuole essere un museo, ma un luogo di riflessione sull’indifferenza e sulle persecuzioni razziali. Entrati in quel luogo, con un nodo in gola, si respira un’aria pesante nel leggere tutti quei nomi proiettati sulla parete che costeggia il binario, prima di allora usato per fini più nobili: il servizio postale. Dietro ognuno di quei nomi c’è una storia, solo che, poi, quei nomi sono stati trasformati in numeri, tatuati sulla pelle, per togliere l’identità, per annullare la loro dignità di esseri umani e per calpestare, nel contempo, il loro diritto alla vita. Quelle persone hanno solo il torto di essere nate e di essere vissute dall’altra parte della barricata. A fianco a quel muro, rimangono a testimonianza alcuni vagoni su cui venivano caricati quegli sventurati mandati ai campi di concentramento e di sterminio nelle camere a gas. Francesco Guccini ha scritto la canzone “Auschwitz” per ricordare quei misfatti; ascoltandola fa venire la pelle d’oca. Io ho commentato questo brano, con lo stesso titolo e con quattro pagine, nel mio settimo libro dal titolo Canti Canzoni Cantanti. Quegli sventurati prigionieri erano cittadini italiani partigiani e antifascisti e di origine ebraica. Venivano ammassati peggio delle bestie e le loro urla e lamenti restavano inascoltati dentro vagoni piombati. Erano costretti a vivere al buio sul pavimento coperto di paglia e fare i bisogni nei secchi. Solo piccole fessure permettevano di guardare all’esterno dove si trovassero lungo il percorso. Quei vagoni, una volta caricati di prigionieri, venivano sollevati con un ascensore monta vagoni e posizionati sul binario 21; quindi agganciati a ventitré convogli ferroviari e fatti viaggiare fino alle destinazioni di Aushwitz, Bergen -Belsen, Ravensbruck e Flossenburg. Di quei 605 prigionieri se ne salvarono solo 18, tra i quali Liliana Segre. Tempo fa ho visitato il Memoriale e mi ha colpito la grande scritta INDIFFERENZA a caratteri cubitali. Mi sono venuti i brividi addosso, immaginando le scene di caricamento forzato su quei vagoni della morte con spintoni, calci e bastonate. Un silenzio surreale mi ha portato indietro nel tempo in quel luogo buio e tetro che dava la sensazione di claustrofobia e che sapeva di morte.
Auguro di riposare in pace a quegli esseri innocenti.
(*) Questo giorno coincide con la data di liberazione del campo di concentramento di Aushwitz nel 1945 a opera dell’Armata Rossa, ponendo fine all’Olocausto. Con questa ricorrenza si vogliono dimenticare quei momenti drammatici per non ripeterli mai più.
(**) Sterminio del popolo ebraico durante la Seconda Guerra Mondiale.
P.S: il 26 e 27 gennaio 2023 è consentito l’ingresso gratuito, su prenotazione.