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Lettera del nostro socio scrittore Carmine Scavello sul Rispetto


Il seguente saggio letterale è lunghetto, però, ne vale la pena leggerlo tutto dall’inizio alla fine. Caro lettore, due minuti di riflessione e di confronto tutti per te – se vuoi – li puoi trovare comunque. La giornata è composta da 1440  minuti, perciò volere e – è – potere vanno a braccetto. Poi, ritornerai alla tua solita vita quotidiana con dei chiari obiettivi: Amare te per poter amare gli altri e rispettare il tuo corpo e la tua mente per fortificarti nello spirito e nel morale. Se pensi di conoscerti fino in fondo è come credere che il mare finisca all’orizzonte; a volte, compi delle azioni che tu ti meravigli delle tue grandi e infinite potenzialità >> 

 Il rispetto!

 Francesco diceva che alla base di ogni rapporto di buona convivenza umana, sociale e civile deve esserci sempre e comunque il rispetto delle persone, delle cose, del pensiero altrui e delle regole tacite, imposte e concordate. A tal proposito, Francesco, il protagonista del mio nono libro pubblicato dal titolo “Francesco, l’uomo che dava del tu alla vita” ripeteva spesso il detto che “Si rispetta il cane per amor del padrone”. Aggiungeva anche una sua massima “La prima volta che mi manchi di rispetto la colpa è tua; se lo fai una seconda volta la colpa è mia!”

 Quel brav’uomo era convinto che costava molto poco andare d’amore e d’accordo, però, molta gente non aveva assimilato il concetto universale e senza tempo di non fare agli altri ciò che ognuno vorrebbe che gli altri non facessero a lui e che la sua libertà finiva dove cominciava quella degli altri.

 Non sopportava coloro che volevano calpestare la dignità altrui, che distruggevano la cosa pubblica o se ne appropriavano in modo indegno, che facevano del male gratuito e che non rispettavano gli impegni già presi. Invece, la sua parola data era come il Vangelo; gli bastava una sola stretta di mano per sancire un accordo o mantenere una promessa. Fra galantuomini questo comportamento usuale era la norma e non l’eccezione alla regola.

 Qualcuno direbbe che Francesco era un uomo di altri tempi; io come autore posso affermare che tempi erano, tempi sono e tempi saranno. Francesco era convinto del fatto che Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”perciò si sentiva poco preoccupato in quanto i rispettosi delle regole del buon vivere quotidiano superavano di gran lunga gli irrispettosi delle medesime. La sua intelligenza gli aveva fatto capire che se entrava a far parte di un nuovo gruppo, già formato, non poteva portare le sue idee e imporle agli altri, ma doveva adeguarsi a quelle esistenti.

 Gli uomini della sua epoca avevano assimilato il concetto che operare senza regole era il compito più difficile di questo mondo. Francesco non pretendeva di essere simpatico a tutti, ma almeno essere tollerato e mai odiato. La parola odio non faceva parte del suo vocabolario. Rispettava anche le pietre che incontrava sul suo cammino e se qualcuno ce l’avesse avuta con lui, senza un chiarimento, ripeteva che non era un problema suo se costui ragionasse a senso unico, senza cercare di trovare un punto di incontro. In fondo, il rispetto verso gli altri era anche ammettere le proprie colpe e chiedere scusa.

 Leggendo il libro “Francesco, l’uomo che dava del tu alla vita” si capirà il concetto universale che il rispetto è sempre dovuto come regola fondamentale di buona convivenza, mentre la stima bisogna guadagnarsela di volta in volta con un comportamento disponibile, civile, cristiano e onorevole e uno stile di vita impeccabile, per essere considerati degni dell’appartenenza al genere umano.

 La vita e la storia di Francesco vanno a braccetto in tal senso per dimostrare come si sta al mondo, vivendo la normalità come regola generale e facendo il proprio dovere in piena libertà e senza secondi fini. Asseriva che non fare il proprio dovere è una mancanza di rispetto verso la società e l’orgoglio personale. Non è ammissibile che uno crei e l’altro distrugga o se ne stia solo a guardare, mentre gli altri operano. Il fatto di sorridere, di ringraziare e di chiedere le cose per favore sembra un modo scontato di relazionarsi con gli altri, ma lo è solo per coloro che fanno del rispetto una regola di vita.

 Ci teneva a ricordare che un invito a rispettare se stessi era quello di imparare sempre nuove nozioni, in quanto smettere di imparare era come remare contro corrente, nel senso che fermandosi si tornava indietro. Era convinto che non bastava il legame di sangue a unire i gruppi familiari, ma occorreva soprattutto il rispetto reciproco e la gioia di far parte di quelle famiglie.

 E come sempre, statemi bene ora e sempre e buona vita.